Verona - Arena: Nabucco inaugura la stagione 2017
La nuova stagione areniana 2017, è proprio il caso di dirlo,
si è aperta col botto anzi, per essere precisi, con i botti: le esplosioni dei
cannoni, delle spingarde e dei moschetti asburgici che sedavano nel sangue i
moti rivoluzionari del celebre '48 milanese. È infatti in questo periodo chiave
del risorgimento italiano che il regista francese Arnaud Bernard ha pensato di
spostare la vicenda del Nabucco verdiano. Così gli assiro-babilonesi vestono
divise austro-ungariche e gli ebrei si trasformano nel popolo italiano assetato
di libertà. L'impatto visivo è di grande effetto, quasi da kolossal
cinematografico. Le scene di Alessandro Camera sono un autentico capolavoro di
ingegneria artistica; la fedele riproduzione del Teatro alla Scala la cui
piazza, insieme alle vie circostanti, diventa epicentro degli scontri fra
italiani e austriaci, nel secondo atto ruota su sé stessa e mostra sul retro
gli interni di un palazzo nobiliare. Ma la cosa più impressionante ci viene
mostrata nel corso del quarto atto: l'imponente struttura scenografica ruota
nuovamente e si trasforma nell'interno della sala del Piermarini. La platea é
popolata da ufficiali austriaci mentre palchi e loggione appaiono affollati da
spettatori italiani che rumoreggiano, lanciano volantini e al momento opportuno
urlano e fanno comparire bandiere tricolori e striscioni con scritto VIVA
VERDI. Incredibile il lavoro che è stato fatto intorno a questa costruzione al
fine di rendere la necessaria fedeltà visiva ma è ancora più interessante
pensare al contenuto di questo splendido involucro, in grado di portare decine
di persone sino al punto più alto della struttura, garantendone ovviamente la
sicurezza. Un lavoro di progettazione e realizzazione di assoluto livello.
Le idee registiche funzionano. Zaccaria diventa una sorta di
Giuseppe Mazzini che arringa gli italiani a stare uniti, resistere e
combattere. Nabucco, l'imperatore Francesco Giuseppe. Fenena è una principessa
austriaca ed ovviamente Ismaele un ufficiale italiano. Abigaille, anch'essa
principessa austriaca ma anche virago spietatissima che non esita a finire con
colpi di pistola alla testa i rivoltosi agonizzanti. Una regia che
intelligentemente non cerca l'inutile filologia storica ma si prende quelle piccole
libertà utili a far funzionare il tutto, quasi fosse un film. Infatti potremmo
dire che a Milano sarebbe stata più congrua la presenza del generale Radetzky;
durante i moti milanesi del '48 non vi erano soldati italiani e tantomeno le
crocerossine che nacquero a fine '800: imprecisioni certamente volute e senza
dubbio perdonabili.
Davvero ben risolto il quarto atto, soprattutto il momento
in cui Nabucco concede la libertà agli ebrei: per rendere la cosa più credibile
la scena si svolge all'interno della Scala con Nabucco tornato ad essere
babilonese sul palcoscenico insieme agli ebrei ed il pubblico rumoreggiante
sulle teste degli austriaci seduti in platea; per qualche minuto abbiamo
vissuto i brividi del risorgimento e non ci è stato possibile rimanere impassibili
di fronte ai tricolori svolazzanti e alle scritte VIVA VERDI.
Un allestimento indubbiamente all'altezza della gloriosa
storia dell'Arena di Verona.
Sotto il versante musicale le cose sono andate solo
discretamente.
Innanzi tutto si è potuto contare sulla sicurezza offerta
dall'esperta bacchetta di Daniel Oren. Il direttore israeliano ama da sempre
Nabucco e si sente; una direzione intensa e passionale la sua, mai prevaricante
delle voci e sempre con grande attenzione a tutto ciò che avviene sul palcoscenico.
Pochi direttori hanno la capacità nel grande spazio areniano di far quadrare
bene i conti come riesce Oren.
Buona la resa dell'Orchestra dell'Arena di Verona e davvero
ottima la prova del Coro ben preparato da Vito Lombardi.
George Gagnidze nel ruolo protagonista di Nabucco non
evidenzia una vocalità particolarmente voluminosa ma canta con gusto, senza
forzature, mostrando un bel legato e sforzandosi di dare un senso al testo
cantato.
Inizia male Tatiana Melnychenko nel difficile ruolo di Abigaille:
nel primo atto infila una discreta sequenza di note calanti. Si riprende
abbastanza bene nella grande aria di apertura del secondo atto ma pasticcia
parecchio nella cabaletta le cui agilità sono piuttosto approssimative. Nel
prosieguo dell'opera acquisisce maggiore sicurezza ma non riesce a convincere.
Non ci ha entusiasmato nemmeno Stanislav Trofimov nei panni
di Zaccaria. Il basso russo ha mostrato un ottimo volume sui centri ma alcune
difficoltà sul registro acuto piuttosto forzato e sui gravi raggiunti con
difficoltà.
L'Ismaele di Walter Fraccaro è scenicamente atletico (corre
come un ragazzino nonostante il caldo asfissiante dell'Arena) e vocalmente
baldanzoso, sonoro e squillante. Ottima davvero la sua resa vocale.
Impressione positiva ha destato la Fenena ben cantata di
Carmen Topciu.
Buona anche la prova del giovane Romano Dal Zovo nel ruolo
del Gran Sacerdote di Belo il quale ci ha fatto sentire una vocalità maturata
vocalmente e tecnicamente rispetto ai nostri precedenti ascolti.
Paolo Antognetti, qui impegnato nel ruolo di Abdallo, mostra
una voce che potrebbe ambire a ruoli di ben altro spessore.
Brava anche Madina Karbeli nel ruolo di Anna.
Al termine grande e meritato successo di pubblico,
nonostante il caldo torrido al limite del sopportabile.
La recensione si riferisce all'inaugurazione del 23 Giugno
2017.
Danilo Boaretto
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