Lirica, l’operazione «ammazza-debito» che può far ricca la
Fondazione Arena
Di Giorgi, vicepresidente del Senato, si fa promotrice di
una norma in legge di Bilancio che azzera l’esposizione di tutti gli enti: un
impegno da 320 milioni.
«Occorre uno sforzo per dare ai teatri la possibilità di
ripartire davvero»
martedì 16 maggio 2017
VERONA Un colpo di spugna si aggira per le aule del
Parlamento. Ed interessa da vicino la Fondazione Arena. Molto da vicino. Nel
senso che se l’ipotesi si trasformasse in realtà, cioé se diventasse legge e
denari sonanti, sarebbe «la panacea di tutti i mali», come ammette il
sovrintendente Giuliano Polo. Parliamo del tentativo di introdurre nella
prossima legge di bilancio, quella del 2018, la cancellazione di tutti i debiti
delle Fondazioni lirico-sinfoniche italiane.
L’iniziativa è nella testa e nelle mani del Pd e se ne fa
portavoce Rosa Maria Di Giorgi, vicepresidente del Senato. La
geolocalizzazione, chiamiamola così, porta dritto dalle parti di Firenze, che
ha bisogno di risolvere una volta e per tutte la situazione del suo
inguaiatissimo Maggio. Non a caso il neosovrintendente, il veneziano Cristiano
Chiarot, ha parlato ieri di licenziamenti da evitare. Di Giorgi, in compagnia
del sindaco Dario Nardella e del presidente della commissione Cultura del
Senato, Andrea Marcucci, ha incontrato nei giorni scorsi il ministro Dario
Franceschini. Oggetto, un’operazione «ammazza-debito» che cancellerebbe, senza
se e senza ma, un’esposizione complessiva delle Fondazioni pari a 320 milioni di
euro. Provvedimento totalitario, senza distinzioni, che quindi consentirebbe
anche all’Arena di azzerare il proprio fardello (quasi 29 milioni, di cui 15
verso fornitori). Da ente prossimo alla liquidazione (è successo davvero lo
scorso anno) si ritroverebbe soggetto baciato da improvvisa fortuna. Il cammino
è lungo, il Pd toscano deve trovare l’appoggio di governo e altre forze
politiche per riuscire a far passare un impegno pubblico pesante: più o meno,
siamo a metà cifra del prestito-ponte Alitalia. Di Giorgi parla di «un colpo
d’ala» necessario per far ripartire il grande patrimonio rappresentato dagli
enti lirici nazionali. «Certo, si tratta di un aiuto importante, ma serve per
risolvere situazioni che vengono molto spesso da lontano e sulle quali gli
attuali vertici delle Fondazioni, nonostante gli sforzi, non possono far
molto».
Il cancella-debito sarebbe un’operazione straordinaria che
si affianca agli altri strumenti, in vigore come la Bray, o in via di ulteriore
definizione come la legge di riassetto del 2016. Quella che contiene, per
capirci, la contestata (dai sindacati) regola di declassamento degli enti
lirici che non dovessero rispettare gli obblighi di equilibrio in bilancio. «La
norma resta: chi fa ulteriori debiti, diventa teatro di tradizione e non più
Fondazione». Oltre a questo, aggiunge Di Giorgi, «c’è il nuovo Codice dello
spettacolo che allargherebbe le attività raggiungibili dall’Art bonus e
sdoppierebbe il Fondo unico dello spettacolo, finalmente separando lirica e le
altre arti». Per quest’ultime aumenterebbero i finanziamenti, per la prima
sarebbe confermato lo stock attuale di 182 milioni.
Il sovrintendente areniano, Giuliano Polo, ovviamente
sarebbe ben felice di trovarsi con 29 milioni di debito azzerato: «Abbiamo
sempre detto che i problemi della nostra Fondazione non sono legati alle sue
attività ordinarie ma all’esposizione finanziaria. Non giudico e non commento
quanto si sta proponendo al Senato, ma vorrei precisare che la Fondazione, con
i dieci milioni della Legge Bray e del relativo piano di risanamento, sarebbe
tranquillamente in grado di camminare sulle proprie gambe. Va ricordato che il
nostro conto economico 2016 dice che la differenza tra ricavi e costi,
abbattuti con l’accordo sindacale, è positiva per otto milioni. C’è un
progressivo calo in questi anni delle vendite da biglietteria, è vero, ma
persino in questa voce, se ben vediamo, si registra un miglioramento: aumenta
il tasso di riempimento dei singoli spettacoli, che sono diminuiti di numero
con il festival lirico».
Sulla stessa lunghezza d’onda sembra Giuliano Poletti, ieri
a Verona per un convegno dedicato alle cooperative culturali e dello spettacolo
(vedi articolo nella pagina a fianco ). «Alla Fondazione Arena è stato dato un
futuro, una prospettiva - ha detto il ministro del Lavoro -. Si tratta di una
realtà importante, che è stata mantenuta in piedi, è attiva, e ora ha
l’occasione di ripartire. In questo convegno abbiamo parlato anche di altre
forme di organizzazione, come le cooperative, che possono aiutare gli artisti
ad avere più stabilità, ma questo caso non riguarda l’Arena di Verona, che ha
altri strumenti».
Claudio Trabona
Nessun commento:
Posta un commento