Genova, “ritardo burocratico”: il teatro resta senza soldi.
Stipendi in ritardo. “Il Fus non basta, il governo dia risposte”
Crisi del Carlo Felice, allarme salati per 243 tra
amministrativi e orchestrali. Il sovrintendente al Fatto.it: "Problema
tecnico di pochi giorni, ma la verità è che i fondi non bastano, l'esecutivo
deve pensare a una legge sullo spettacolo, non possiamo più aspettare"
di Renzo arodi - 8 maggio 2016
Allarme stipendi per i 243 dipendenti (orchestrali e
personale amministrativo) del teatro lirico Carlo Felice di Genova. Il
pagamento della mensilità di aprile (circa 800mila euro in totale) è slittato
per mancanza di liquidità. Il sovrintendente della Fondazione, Maurizio Roi, a
ilfattoquotidiano.it assicura: “Il ritardo nel pagamento degli stipendi sarà di
pochi giorni, lunedì dovremmo ricevere il bonifico del Fus (il fondo unico
dello spettacolo, ndr) e martedì o al più tardi mercoledì salderemo le pendenze
con i dipendenti. Il ritardo è stato provocato da un disguido tecnico (mancano
alcune firme dei funzionari ministeriali) che riguarda adempimenti burocratici
che presiedono al versamento del denaro”. Le spettanze di aprile dei dipendenti
sono sensibilmente più alte rispetto alla media, infatti negli stipendi sono
comprese diverse voci di compensi extra che portano il totale a circa 800mila
euro, contro la media di 600mila euro mensili. Finora i pagamenti sono stati
effettuati secondo le regole.
La realtà è complessa. In ritardo è l’erogazione della
intera prima tranche del Fus che per il teatro lirico genovese vale 5,6 milioni
di euro. Nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti di Roi fra i dipendenti
del Carlo Felice si è diffusa una forte preoccupazione. Orchestrali e impiegati
attendono il saldo delle loro spettanze entro il 10 maggio. Poi passeranno ad
iniziative di tutela sindacale. Dice a ilfatto.it Fabio Allegretti, segretario
del Slc Cgil di Genova: “La preoccupazione esiste, noi e la Uil abbiamo chiesto
un incontro urgente col sovrintendente Roi. Vogliamo capire i veri motivi del
ritardo. Gli stipendi di solito vengono pagati il 27-28 del mese. La legge
concede la proroga fino al 10 del mese successivo ma un ritardo ulteriore
metterebbe i dipendenti in difficoltà. Chi deve pagare la rata del mutuo, chi
l’affitto di casa non può aspettare neppure pochi giorni”.
Allegretti rimarca che anche sul fonte del risanamento dei
bilanci della Fondazione il governo si dimostra troppo timido: “La legge Bray è
stata il salvagente che ha salvato molte Fondazioni dal crac, tuttavia i fondi
non sono sufficienti. I segnali che vengono dall’Arena di Verona (in gravi
difficoltà economiche, ndr) confermano le nostre preoccupazioni. Dal governo
vorremmo un impegno più forte nel sostenere economicamente la lirica, una
importante espressione della cultura italiana che diffonde il prestigio
dell’Italia nel mondo e alimenta un ampio indotto. Al Carlo Felice le varie
componenti stanno lavorando insieme e i dipendenti fanno in pieno la loro
parte, accettando notevoli sacrifici e portando avanti una programmazione di
ottimo livello. Il futuro resta incerto“.
Altre fondazioni liriche (Bari, Verona e Palermo) sono alle
prese con difficoltà di cassa provocate dai ritardi nella erogazione dei
contributi pubblici. La Fondazione Arena di Verona è addirittura sull’orlo
della liquidazione. “L’Arena è l’unica fondazione lirica italiana a non
comparire nell’elenco dell’Istat e quindi non è soggetta alla spending review
che a tutte le altre costa diversi milioni ogni anno – spiega Roi – La
situazione di bilancio però si è deteriorata al punto che la Fondazione Arena
di Verona ha fatto richiesta di accedere alla legge Bray, nonostante il voto
contrario dei dipendenti. il sindaco di Verona ha chiesto di metterla in
liquidazione, il ministero ha preferito inviare un commissario che dovrà
verificare se esistono le condizioni per accedere al prestito della legge
Bray”.
Da anni, come le altre fondazioni liriche italiane, quella
del Carlo Felice vive momenti difficili sul terreno dell’equilibrio dei conti.
L’adesione ai prestiti agevolati previsti dalla legge Bray non ha dissipato
tutte le nubi che nel 2013 si erano addensate sui bilanci in rosso dell’ente
genovese. “Non facciamo confusione. La partita della legge Bray non ha nulla a
che fare con la vicenda degli stipendi – puntualizza Roi – I finanziamenti del
Fus per il 2016 non sono stati ancora quantificati con precisione ma per il
Carlo Felice dovrebbero aggirarsi sui 9 milioni di euro“. Quanto al “rosso”
ancora in bilancio Roi spiega: “Con i soldi del prestito previsto dalla legge
Bray abbatteremo i debiti accumulati negli anni scorsi. Un primo obiettivo
intermedio è stato già raggiunto grazie ai contratti di solidarietà accettati
dai dipendenti che hanno prodotto un risparmio di 10 milioni di euro. I costi
del personale che erano di 16 milioni sono scesi a 14 e dovranno calare ancora
negli anni a venire. Il disavanzo del 2014 era di 8,5 milioni di euro ed è in
discesa. L’obiettivo posto dalla legge Bray, il pareggio di bilancio entro il
2018, cercheremo di raggiungerlo nel 2017, quindi con un anno di anticipo”.
La partita dirimente è quella del pareggio di bilancio. Il
Carlo Felice riceverà un prestito trentennale di 13 milioni al tasso agevolato
dello 0,50. Anche su questa partita contabile i tempi di erogazione dei
prestiti stanno slittando e generano preoccupazione in tutte le fondazioni
liriche. La deadline prevista dalla legge Bray per raggiungere il pareggio di
bilancio è stata prorogata dal 2016 al 2018. Di conseguenza il ministero aveva
chiesto al Carlo Felice una integrazione della documentazione contabile che
riguarda il piano di rientro dal debito, accompagnata dal parere del collegio
dei sindaci. Questo passaggio inatteso ha prodotto il ritardo nell’erogazione
del prestito da 13 milioni che, qualora si prolungasse nel tempo, metterebbe a
rischio la stessa attività del teatro lirico genovese. Roi riferisce di un
incontro “positivo” col commissario di governo Gianluca Sole, incaricato di
verificare l’attuazione concreta dei piani di risanamento delle singole
fondazioni. “I contributi pubblici del Fus – spiega Roi – non sono ancora
sufficienti a coprire le uscite e il conto economico resta in disavanzo. Dal
comune di Genova arriva un contributo di 2,7 milioni, un milione dalla Regione
Liguria e il resto (2-3 milioni) arriva da biglietteria, sponsorizzazioni,
affitti della sala e tournée dell’orchestra. La previsione è di chiudere il
bilancio 2015 con un rosso di 4 milioni di euro“.
Roi è entrato in carica all’inizio del 2015, dopo un breve
periodo (tre mesi) come commissario a seguito delle dimissioni forzate imposte
dal sindaco Doria al suo predecessore, Giovanni Pacor. E’ riuscito a dare un
colpo di barra ai conti alla deriva del teatro genovese. Il personale è stato
ridotto di una ventina di unità con prepensionamenti e uscite agevolate. Roi è
dell’opinione che le risorse private non possano e non debbano sostituire le
provvidenze pubbliche, anche perché occorre esercitare un controllo sulla
qualità degli spettacoli. “L’Opera di Parigi viene finanziata al 90 per cento
con denaro pubblico. Togliamoci dalla testa che i privati possano sostituire il
pubblico. Se non hai i soldi per comprarti il caviale, dovrai accontentarti di
mangiare mortadella”, puntualizza. Richieste specifiche al governo? “Approvare
una legge sullo spettacolo dal vivo come c’è in Francia. Non possiamo più
aspettare”.
Ma perché non viene pubblicato sui quotidiani chi è il responsabile del mancato pagamento degli stipendi dei lavoratori della fondazione arena? Perché non viene detto a chiare lettere che TOSI ha stabilito che i soldi arrivati da Roma quasi da un mese fa,venissero bloccati tutti in banca dando ORDINE di NON PAGARE gli stipendi. Per quale motivo queste cose vengono taciute? Ho capito che BOLIS è potente ma tutto ha un limite nella scorrettezza!non parlo di coscienza,questa gentaglia non conosce il significato della parola!
RispondiEliminaE scusa,e pure io la penso come te sia chiaro.A quale scopo Tosi avrebbe dato questo ordine?
EliminaX dimostrare che comanda lui e che si deve x forza liquidare!
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